Amare fino ai confini del mondo
Pietro, prima di incontrare Gesù, era un ebreo e quindi era stato educato alle prescrizioni della legge ebraica. Nei Vangeli ascoltiamo diverse volte che Gesù le supera, ma gli apostoli fanno fatica a capire gli insegnamenti del Maestro.
Vicino alla città di Giaffa, la stessa dove è accaduto l’episodio della risurrezione di Tabità, abita un centurione pagano, di nome Cornelio, a cui appare un angelo che gli chiede di cercare un certo Pietro; Cornelio allora invia subito alcuni dei suoi soldati alla ricerca di quest’uomo. Nello stesso momento a Pietro, che si trova proprio a Giaffa, appare in visione una tovaglia nella quale sono presenti diversi animali, con una voce che gli chiede di mangiarli. Pietro sa che, per le prescrizioni ebraiche che ancora osservava, non gli è concesso mangiare animali che la Bibbia definiva impuri, quindi non capisce il senso della visione. Proprio mentre Pietro si interroga sul sogno, si accorge che qualcuno è arrivato per cercarlo: sono i servi di Cornelio. Questi lo portano dal centurione, il quale dice all’apostolo che lo ha chiamato perché un angelo del Signore gli ha chiesto di cercarlo. Tutto diventa chiaro per Pietro: il Vangelo non è qualcosa solo per chi è ebreo e la tovaglia significa che bisogna superare la visione del puro e dell’impuro, perché Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati» (1Tm 2,4), anche i pagani.
Amare fino alla fine
Ai sacerdoti ebrei non piaceva che molte persone decidessero di convertirsi al cristianesimo, per questo il nuovo re di Giudea, Erode Agrippa, (nipote del famoso Erode che fece il censimento per trovare e uccidere il piccolo Gesù), sceglie di perseguitare tutti i cristiani, specialmente i loro capi.
Le guardie di Erode si mettono a caccia di cristiani e, una delle prime cose che riescono a fare, è uccidere l’apostolo Giacomo il Maggiore, il cui corpo è stato poi portato da alcuni fedeli in Spagna e ora riposa a Santiago di Compostela, ma loro vogliono qualcuno di più importante: Pietro.
Proprio come Gesù, Pietro viene arrestato pochi giorni prima di Pasqua e «mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui» (At 12,5).
Questa preghiera non è inutile, perché gli permette di essere liberato dal carcere. La liberazione non serve solo per salvargli la vita, ma per continuare la missione di annunciare il Vangelo e di amare come Gesù.
Pietro ricomincia il suo viaggio e incontra moltissima gente, fra cui Paolo, per poi arrivare nella comunità di Roma. Qui i cristiani vengono incolpati del grande incendio, poiché, smettendo di credere alle divinità romane, avrebbero scatenato l’ira dei pagani, così incomincia verso di loro una persecuzione. Pietro allora sceglie di fuggire da Roma per mettersi in salvo, ma sulla via incontra il suo Signore, che gli fa capire cosa significa amare fino alla fine.
Pietro comprende che deve tornare indietro a Roma, perché amare come Gesù significa anche morire per lui.
L’apostolo viene crocifisso sul colle Vaticano, il luogo dove ora sorge la Basilica di San Pietro e dove sono custodite le sue spoglie, che attirano da tutto il mondo milioni di fedeli.
Tratto dal numero 10 (Ottobre 2025) di “Fiaccolina”