Da quanti anni svolgeva il ministero in Seminario?
Sono stato chiamato a prestare il mio servizio in Seminario nel 2009, sedici anni fa, dopo due esperienze, di nove anni, come vicario incaricato di Pastorale giovanile ad Agrate Brianza (S. Eusebio) e a Saronno (SS. Pietro e Paolo, Santuario della Beata Vergine dei miracoli). Arcivescovo era il card. Dionigi Tettamanzi e rettore mons. Peppino Maffi.
Quale è stato il suo primo incarico?
L’incarico affidatomi è stato quello di accompagnatore spirituale dei giovani che si accostavano al Seminario con la proposta della Comunità dei Non Residenti e di Un coraggioso salto di qualità, allora molto frequentati e che chiedevano la presenza di una figura specifica che li seguisse lungo tutto l’anno e non soltanto negli incontri mensili. Sono stati anni in cui ripensare le proposte con nuove idee e iniziative.
Prima a Seveso poi a Venegono, che ricordi ha dei primi anni?
A Seveso sono stato fino al 2013, quando l’intera comunità del Seminario è stata radunata nella sede di Venegono Inferiore. Ricordo che sono stati anni di riflessione, di scelte e, una volta a Venegono, anche di studio per trovare i giusti equilibri tra la comunità del Propedeutico-Biennio e quella del Quadriennio. Per me, che arrivavo dall’attività pastorale in parrocchia, i primi tempi sono serviti anche per conoscere itinerari e attività della proposta formativa del Seminario, oltre che per intraprendere un corso di studio per meglio aiutare nell’accompagnamento i giovani affidati.
Che bilancio può fare oggi degli anni in Seminario, pensando alle esperienze vissute, all’accompagnamento di tante classi di seminaristi verso il presbiterato, alla vita di comunità con i vari rettori e confratelli che si sono avvicendati?
È difficile fare un bilancio di quanto vissuto; più facile e spontaneo dire che sono stati anni fecondi di grande ricchezza umana, spirituale ed ecclesiale. La vita comunitaria in Seminario, nelle sue articolazioni, esperienze e proposte è stata stimolante per la mia vita spirituale, incoraggiante per la fraternità presbiterale e di grande aiuto per accrescere la competenza nel servizio richiesto. Tutto è stato prezioso per la mia formazione e, per questo, di cuore, ringrazio i confratelli educatori, i seminaristi incontrati e i giovani che ho accompagnato nel loro discernimento vocazionale, la cui storia è testimonianza di come Dio parli ancora oggi al cuore dei giovani e non si stanchi di chiamare al ministero presbiterale.
A cosa sono legati i momenti più belli che porterà per sempre nel cuore?
Sono tantissimi, se proprio devo ricordare i più belli, allora ricordo i giorni immediatamente precedenti le celebrazioni significative per la vita dei seminaristi, come le ordinazioni diaconali e presbiterali (con i relativi Esercizi spirituali), o l’istituzione nei ministeri del lettorato e dell’accolitato. Quanto desiderio e quanta tensione spirituale nel volto e nel cuore dei seminaristi! E quanta gioia in me nel vederli consegnare la vita al Signore per il servizio suo e della Chiesa!
Ricordo anche l’entusiasmo, misto a incertezza, dei giovani che per la prima volta varcavano la porta del Seminario o iniziavano gli itinerari di accompagnamento vocazionale come la Comunità Non Residenti, Un coraggioso salto di qualità, la Comunità S. Andrea o altre proposte nuove, sorte da esigenze e richieste diverse. Questi momenti non lasciano indifferenti e segnano in profondità il cuore. Sono grato al Signore di tanta bellezza!
Anche il compito del padre spirituale è cambiato?
Il compito del padre spirituale è rimasto lo stesso nel corso degli anni, affermato e definito dalla Ratio. Certamente è cambiato l’approccio a tale servizio, perché è richiesta una preparazione specifica con contenuti formativi particolari per poter meglio accompagnare i seminaristi, che sono i giovani di oggi e arrivano da famiglie e ambienti lavorativi e di studio che sono quelli che frequentano tutti gli altri giovani. Ognuno, poi, si presenta con la sua storia personale che va conosciuta, compresa e riletta alla luce della relazione con il Signore che si è presentato, a volte anche inaspettatamente, nella sua vita.
La domanda che, nel tempo, ho compreso come particolarmente provocante per un giovane in discernimento vocazionale o un seminarista già inserito nel percorso formativo, è: «Perché sei qui?». Tale domanda, che rimanda all’incontro di Dio con il profeta Elia (1Re 19,9.13), aiuta a ritrovare motivazioni, episodi e chiarezza e a individuare così il punto in cui ci si trova, per intuire il punto verso cui andare, stando in ascolto del Signore.
Ora è responsabile di una Comunità pastorale. Come sono state queste prime settimane ad Appiano
Gentile?
Come si può immaginare, sono state settimane intense, perché inserirsi nella vita di una comunità è interessante, ma non semplice. Si conoscono persone, realtà associative, tradizioni che formano la Comunità pastorale che non esisterebbe se non ci fossero le persone con la loro fede e la loro storia. Sono molto contento di quello che ho visto e delle persone incontrate: è una comunità viva, impegnata e ricca di fede. Mi ha meravigliato la dolcezza dell’accoglienza così genuina, semplice e non scontata, fatta di piccoli gesti e attenzioni che mi hanno davvero commosso. Ringrazio il Signore per tanta bontà.
Continuerà ad accompagnare la sesta teologia verso l’ordinazione?
Faccio ancora parte del gruppo dei formatori del Seminario e seguirò la sesta teologia (i diaconi) per le istruzioni, le confessioni e la direzione spirituale, così in Seminario tornerò una volta la settimana e dedicherò il tempo necessario. Al termine dell’anno seminaristico, lascerò Venegono e mi dedicherò a tempo pieno alla Comunità pastorale.
Tratto dal numero 11 (Novembre 2025) di “Fiaccola”
