La vita di San Pietro

Una fede che a volte vacilla

Gesù ci offre la sua mano, ma noi dobbiamo essere capaci, come Pietro, di continuare a camminare verso lui e, nella preghiera, chiedergli: «Signore, salvami!» (Mt 14,30).
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La caratteristica del discepolo è quella di seguire Gesù. C’è stata però un’occasione in cui i discepoli sono stati invitati a partire da soli. Sul far di una sera, infatti, Pietro e gli altri erano andati in viaggio senza il loro Maestro, perché lui «costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva» (Mt 14,22).
Quando ormai avevano preso il largo e faticato molto per remare, si è alzato un forte vento che impediva di proseguire la traversata.
La notte stava finendo, i discepoli erano partiti quando il sole non era ancora tramontato e ora stava per sorgere, eppure si trovavano ancora in alto mare. A causa del vento, anche remando non si poteva andare
avanti e tornare indietro sarebbe stato altrettanto impegnativo.
A un tratto i discepoli scorgono in lontananza qualcuno camminare sul mare e pensano che si tratti di un fantasma.
«Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (Mt 14,27) dice Gesù.
Come non avere paura quando si è in mezzo alla notte, in balìa del vento e delle onde alte e si vede una persona camminare sulle acque?
Allora Pietro, forse come sfida personale, chiede a Gesù di poterlo raggiungere ed ecco che anche lui inizia a camminare sulle acque, rischiando a un certo punto di annegare.
Nella vita di fede, come successo a Pietro, capiterà di ritrovarsi nella notte, in mezzo al nulla, incapaci di muoversi e senza vedere Gesù; capiterà anche di pensare di annegare.
Pietro ci mostra che se si dubita si affonda, se si dubita ci si stacca da Dio, se si dubita si sprofonda nella disperazione.

La consegna delle chiavi
Era ormai diverso tempo che i discepoli seguivano Gesù e ne avevano già passate molte insieme, per questo lui chiede loro: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mt 16,15). L’unico che ha il coraggio di rispondere è Pietro, dicendogli: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16).
Dopo aver dubitato in mezzo al mare, Pietro professa la sua fede davanti al suo Signore.
La vera fede non si vede quando tutto va bene, ma quando accade qualcosa che la mette in discussione. La professione di fede di Pietro è vera, perché lui stesso ha vissuto il dubbio, ma nella sua esperienza e nel suo continuare a seguire Gesù ha scoperto che ci si può fidare di lui.
Per questa fede, Gesù consegna a Pietro le chiavi del Regno dei cieli.
Ancora oggi le chiavi sono il simbolo della Chiesa, rappresentata dai Papi, cioè dai successori di Pietro, per via dell’autorità datagli da Gesù di «legare e sciogliere» sulla terra e nei cieli, cioè di perdonare o
non perdonare i peccati.
Ora ogni prete può confessare e perdonare i peccati, all’inizio della Chiesa poteva farlo solo colui che era a capo della comunità.

Pensare secondo Dio
Anche dopo questa testimonianza di fede, però, Pietro non è risparmiato dal dubbio.
Anzitutto Pietro, appena dopo aver riconosciuto Gesù come il Cristo, ascolta da lui che dovrà morire e risorgere, ma non gli crede.
Gesù lo rimprovera dicendogli: «Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini! » (Mt 16,23).
In un’altra occasione, Pietro e i discepoli hanno il privilegio di vedere Gesù trasfigurato e di sentire addirittura la voce del Padre che dice che Gesù è suo Figlio, l’amato.
Anche qui Pietro non comprende la portata di quanto ha vissuto.
Siamo tutti tentati di pensare anzitutto secondo gli uomini: non è possibile camminare sulle acque, non è possibile morire e risorgere, non è possibile sentire la voce di Dio. A Pietro e a noi viene però chiesto di pensare secondo Dio, cioè fidarsi di lui e credere che con lui possiamo fare tutto, perché «nulla è impossibile a Dio!» (Lc 1,37).

Tratto dal numero 2 (Febbraio 2025) di “Fiaccolina”