Stavolta l’Apostolo ha dei nuovi compagni di viaggio, Sila e Timoteo; non c’è Barnaba che è partito per un’altra missione, destinazione Cipro, a causa di un brusco litigio con Paolo; quest’ultimo aveva infatti un caratteraccio, aveva litigato pure con Pietro.
A sostituire Barnaba ci sono però due nuovi discepoli: Sila, diminutivo di Silvano, è un uomo di Gerusalemme che condivideva con Paolo la cittadinanza romana; Timoteo è un ragazzo che si è convertito all’inizio di questa missione e che seguirà Paolo per tutta la vita. È a lui che sono rivolte due Lettere che si leggono durante la Messa. A Paolo, oltre alle difficoltà dovute al suo carattere e alla non accoglienza del Vangelo, si aggiunge un problema fisico, che nelle sue Lettere chiama «spina nella carne». Non si sa con certezza cosa fosse questa spina, probabilmente era un grave problema agli occhi, perché da alcuni suoi testi lascia intendere che non riesce più a scrivere bene. Paolo ci insegna, però, a non arrenderci di fronte alle fatiche del cammino. Anzi, l’Apostolo riesce a cogliere le difficoltà come delle sfide da superare, da cui si può crescere e imparare.
Ogni atleta sa che se vuole migliorare deve alzare il suo obiettivo, non può accontentarsi degli allenamenti che faceva da principiante; per raggiungere quest’obiettivo ogni fatica è una sfida da affrontare.
Lidia
Mentre era ormai nell’Anatolia settentrionale, precisamente allo stretto dei Dardanelli, Paolo ha una visione che lo convince a fare una deviazione; arriverà sì ad Atene, in Grecia, ma più tardi, prima deve passare dalla Macedonia.
Salpato con la sua nave, arriva nel porto di Neapoli e poi a Filippi, dove incontra subito una certa Lidia. È una donna ebrea, ma rimane così affascinata dalla predicazione di Paolo e dal Vangelo che sceglie di convertirsi al cristianesimo; di più, parla del Vangelo a casa e così, insieme a lei, si converte tutta la sua famiglia.
Lidia, che era solo una giovane commerciante di porpora, riesce a testimoniare il Vangelo ai suoi genitori e ai suoi fratelli. Allo stesso modo noi, anche se siamo piccoli, siamo capaci di raccontare Gesù a chi abbiamo intorno e chissà, magari anche di convertire!
L’indovina
Lidia non è l’unica donna che Paolo e i suoi compagni incontrano, c’è anche un’indovina. Questa donna era sfruttata dai suoi padroni per fare soldi, perciò Paolo, capendo la sua situazione e che era impossessata da uno spirito, sceglie di liberarla. Questo non va proprio giù ai suoi padroni, perché
significava perdere una buona entrata di denaro.
Se abbiamo visto che tante volte ci sono delle fatiche da affrontare, altrettante volte fare il bene può generare delle difficoltà. Paolo finisce addirittura in carcere per aver compiuto del bene, ma lui ci insegna che ne vale sempre la pena, per noi e per gli altri, perché il bene genera bene.
La guardia
Paolo e Sila vengono messi in prigione dai padroni dell’indovina; non si sa come ma Timoteo sfugge alla prigionia.
Sebbene rinchiusi in carcere e pieni di lividi non si disperano, gli Atti riportano che cantano inni a Dio. Non pregano di essere liberati o di essere salvati, ma rendono grazie al Signore per la loro vita e la loro vocazione. La loro preghiera è così intensa e sincera che provoca un terremoto, ma non è questo il più
grande dei miracoli che sorge dalla preghiera. Il miracolo più bello è quello della conversione della guardia: l’uomo resta affascinato dalla fede di Paolo e Sila e sceglie pure lui di diventare cristiano, insieme a tutta la sua famiglia.
Anche la nostra fede deve essere un terremoto per chi incontriamo, capace di scuotere le certezze e mostrare che l’unica felicità possibile è in Gesù.
Tratto dal numero 4 (Aprile2024) di “Fiaccolina”