Commento alla parabola

Con le braccia aperte per accogliere

Facciamo festa per questo mio figlio che è stato ritrovato, è la parabola che fa da filo conduttore sul numero di marzo
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La parabola raccontata nel fumetto è conosciuta in tanti modi diversi: c’è chi la chiama “La parabola del figliol prodigo”, chi “La parabola del padre misericordioso”, chi ancora “La parabola del figlio perso e ritrovato”. Tutti questi titoli sono corretti, cambia il punto di vista e l’accezione che si vuole sottolineare, ma il significato e il senso restano sempre gli stessi.

Questo è possibile perché nessuno dei tre personaggi è il protagonista principale, ma tutti quanti sono egualmente al centro del racconto e hanno qualcosa da dire.

Il fratello minore

Il primo personaggio di cui è raccontata la vicenda è il «figlio più giovane», il quale desidera raccogliere tutte le sue cose e seguire i propri ideali. Inizialmente ciò che fa non è malvagio, tanto che il padre lo lascia agire liberamente. I problemi sorgono quando il ragazzo comincia a vivere «in modo dissoluto».

Cosa vuole dire questo giovane? Che se facciamo le cose solo di testa nostra, finiamo per sbagliare e rovinare persino noi stessi. Ma la storia non finisce qui, perché poi il fratello minore riconosce il suo errore e sceglie di tornare a casa.

Cos’altro ha da dire questo personaggio? Che talvolta sbagliamo, ma quando capita dobbiamo avere il coraggio di riconoscerlo, sapendo che si può ricominciare. Tante volte rimaniamo imbronciati con qualcuno perché ha sbagliato, altre volte abbiamo paura a confessare i nostri peccati o errori, temendo chissà quale punizione. Ma il padre svela un’altra logica, ecco perché si dice che «errare è umano».

Il fratello maggiore

Mentre il figlio più giovane si diverte spendendo tutti i propri soldi, il fratello maggiore è a lavorare nei campi. Quello è il suo lavoro e tutto sommato non si lamenta di ciò che fa, ma nel momento in cui scopre che suo fratello ha sperperato tutti i beni e che, dopo aver sbagliato, non viene punito ma anzi festeggiato, non ci vede più dalla rabbia.

Chiunque direbbe che il fratello maggiore ha proprio ragione!

Il ragazzo mostra tutta l’invidia e l’ira che forse aveva da sempre covato e mai espresso, perché pensa che il fratello sia preferito dal padre rispetto a lui.

Ma il padre non è stato ingiusto, segue un’altra logica, che il ragazzo non riesce a vedere.

Allora cosa ha da dire il figlio maggiore? Che dobbiamo essere capaci di gioire insieme agli altri; siamo tutti diversi e ciascuno con i propri talenti, ma ciò, anziché creare divisioni, dovrebbe essere motivo di gioia.

Il padre

Poi c’è il padre; tutto il racconto inizia da lui e finisce fra le sue braccia. La caratteristica di questo papà è che ha sempre le braccia aperte per accogliere ciascuno dei suoi figli: il minore quando sbaglia strada e desidera tornare a casa, il maggiore quando preferisce stare fuori di casa piuttosto che festeggiare insieme al più piccolo.

Il padre incarna l’amore di Dio, che si chiama misericordia. La misericordia è quando qualcuno sbaglia e tu lo attendi alla finestra per abbracciarlo; la misericordia è quando ci sono mille motivi per arrabbiarsi con qualcuno, ma tu decidi di perdonarlo; la misericordia è quando scegli di lasciar perdere le tue logiche per abbracciare e farti abbracciare.

Il padre vuole comunicare questo: Dio desidera che tu sia felice ed è pronto a perdonarti tutte le volte che sbagli, ti aspetta alla finestra perché non vede l’ora che tu ritorni. Dio non è ingiusto, ma segue una logica che andrebbe rigustata.

La festa

«E cominciarono a far festa». Forse un altro nome che si potrebbe dare a questa parabola è “La parabola della festa”. A volte non siamo capaci di condividere un momento di festa, ma siamo molto bravi a lamentarci e a litigare.

Le guerre che coinvolgono il mondo ne sono un esempio.

Forse, oggi più che mai, questa parabola vuole invitare a lasciar perdere i propri ideali umani per seguire quelli di Gesù; perché se non amiamo e perdoniamo il prossimo, rimarremo sempre più soli. Se proviamo a vivere così, forse un giorno, a partire da noi, il mondo comincerà a far festa.

Tratto dal numero 3 (marzo 2023) di “Fiaccolina”