Saulo (o Paolo, in quanto cittadino romano) non è più un bambino, è un giovane e durante la sua crescita sono accadute un sacco di cose. La cosa più strana è che a Gerusalemme, città distante poco più di 500 chilometri dalla sua Tarso e dove ha studiato dal maestro Gamaliele, è vissuto un certo Gesù che diceva di essere il Figlio di Dio. Bestemmia!
Oggi, purtroppo, non è così strano sentire delle bestemmie, allora c’era addirittura la pena di morte per chiunque fosse colto a bestemmiare; c’era anche una concezione diversa di bestemmia: mentre per noi è l’insulto contro Dio, per i giudei era l’osare mettersi al posto di Dio.
Gesù diceva di avere il diritto di stare alla destra di Dio, per i giudei essa era una grave bestemmia che meritava come castigo la morte, nel caso di Gesù la morte in croce.
Saulo, essendo un fervente religioso e discepolo di uno dei più importanti maestri dell’epoca, era irreprensibile alla parola contenuta nella Legge e ha scelto perciò di diventare un persecutore della Chiesa (Fil 3,6). Pur di difendere la tradizione giudaica, era pronto a uccidere e perseguitare chiunque osasse attaccarla.
La lapidazione di Stefano
La prima volta in cui Saulo compare nella Bibbia è durante l’episodio della lapidazione di Stefano a Gerusalemme (At 6-7), dove viene presentato semplicemente come un giovane in mezzo alla folla inferocita.
Stefano era un cristiano, riteneva perciò che Gesù fosse il Figlio di Dio e, affermando di vederlo alla destra di Dio, significava dire che era come Dio. Bestemmia! Per gli Ebrei c’era un solo Dio e dire che Gesù era alla destra di Dio significava mettere in discussione la sua unicità. Per questa ragione, anche Stefano è stato condannato a morte e oggi è venerato dalla Chiesa come santo protomartire.
Martire è una parola che deriva dal greco e, letteralmente, significa “testimone”; per la Chiesa il martire è colui che testimonia la fede in Gesù, addirittura dando la vita per lui fino alla morte. Ancora oggi nel mondo ci sono diversi martiri, alcuni anche in Italia, ma Stefano non solo è martire, bensì protomartire, cioè il primo dei martiri: Stefano è il primo che ha donato la vita per Gesù.
Saulo non è coinvolto nel processo a Stefano, ma assiste alla sua morte per lapidazione. La testimonianza di Stefano, così breve e così semplice, era la negazione dell’ideale di giustizia di Saulo. Per lui la giustizia si otteneva osservando in maniera meticolosa la Legge, Stefano contempla invece Dio per grazia
e per gratuità del Signore, a prescindere dalla Legge. I due erano totalmente diversi: Saulo era convinto che la sua via era quella giusta, mentre quella di Stefano era falsa e perciò ha approvato la sua morte.
L’invio a Damasco
Se per la Chiesa i martiri sono ancora testimoni luminosi che, paradossalmente, incoraggiano la sua missione, d’altra parte il martirio di Stefano ha incitato la comunità ebraica di Gerusalemme a un odio ancora più forte verso i cristiani. Seppure gli eventi della crocifissione e resurrezione del Signore siano
avvenuti a Gerusalemme, la fede in Cristo si era già diffusa nei dintorni grazie all’attività degli apostoli.
Saulo, durante la sua permanenza a Gerusalemme, era riuscito a farsi notare e apprezzare dalle alte sfere del Sinedrio, perciò viene incaricato dal sommo sacerdote Caifa, (lo stesso che ha complottato per la morte di Gesù), di catturare e persino uccidere i cristiani delle zone limitrofe. Così Saulo parte per Damasco, che dista da Gerusalemme circa 300 chilometri, deciso a estirpare totalmente la fede cristiana per difendere la religione giudaica. Saulo non sa ancora cosa lo aspetta in quella lunga strada, non sa che di lì a poco la sua vita cambierà radicalmente e che non vedrà più – letteralmente – con gli stessi occhi Gesù e i credenti nel suo Vangelo.
Tratto dal numero 12 (Dicembre 2023) di “Fiaccolina”